«Riguardo alle cose, alcune sono fatte per goderne, altre per usarne, altre invece sono capaci di godere e di usare. Le cose fatte per goderne sono quelle che ci rendono beati; dalle cose presenti invece, che bisogna solo usare, veniamo sorretti nel nostro tendere alla beatitudine. Di esse, per così dire, ci equipaggiamo per poter giungere a quelle che ci rendono beati e aderir loro. Quanto a noi, che poi siamo quelli che o godiamo o usiamo quelle altre cose, ci troviamo nel mezzo fra le une e le altre e, se vogliamo godere delle cose di cui dobbiamo solo servirci, la nostra corsa è ostacolata e qualche volta diviene anche tortuosa, con la conseguenza che, ostacolati appunto dall'amore per ciò che è inferiore, siamo o ritardati o anche distolti dal conseguire quelle cose di cui si deve godere» tratto da: Agostino, La dottrina cristiana, I, III, 3. Roma, Città Nuova, 1992.¹
Il tranello del mal vivere consiste non solo nel dramma dell'ingombro ma nella permanente confusione tra vizio e virtù. Insisto citando Agostino: «Tutta la perversione umana, che ha anche il nome di vizio, consiste nel voler fare uso delle cose da godere e nel voler godere delle cose da usare» vedi Sant'Agostino, Ottantatre questioni diverse, 30, Roma, Città Nuova, 1995.¹ Per Agostino la virtù consiste nel discernere tra 'godere delle cose da godere, che sono quelle oneste' e 'nell'usare le cose da usare, che sono quelle utili'. Lui ricalca l'onestà come 'bellezza intelligibile, detta più propriamente spirituale' e l'utilità come 'la divina Provvidenza' e qui esulo dall'insistere ed invito ad un indulgente ricercare, magari di simili concetti agostiniani in precedenti poetiche taostiche o forme puristiche di buddismo zen.
Nella mia biblioteca personale, virtuale o non, mi piace pensare di tenere solo libri/riviste/articoli cartacei o digitali che desidero leggere una seconda volta e piano piano gli altri li elimino. Rivendo, regalo o deposito nel raccoglitore per la carta da riciclare o negli appositi scaffali-libro-deposito-baratto, presenti ovunque nella città di Mainz. La 'pulizia' digitale richiede ugualmente un accurato discernimento e nei monasteri al silicio, quali sono diventati i nostri uffici, case, scuole o altri luoghi di scambio, la vecchia forma di preghiera si è trasformata, sia fra gli spiriti adepti o profani, in un comune click giornaliero in rete. Si assiste ad una perenne ed incessante metamorfosi e le crisalidi di informazione si sbriciolano ovunque come fosse un gettare pane alle colombe!
© Miriam Trecco, 2009. Tutti i diritti riservati. |
(mir)
di Miriam Trecco da Magonza, scrivana, frescante in cerca di muro (28.8.2011)
di Miriam Trecco da Magonza, scrivana, frescante in cerca di muro (28.8.2011)
² Sitografia: Il Manifesto di Alchimia di Alessandro Mendini